rosone

Il pensiero del giorno

Il Vangelo di oggi Mt 5, 43-48
43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.
 

Medita
Siamo chiamati, amici, a superare la giustizia degli scribi e dei farisei. Nel discorso della montagna, Gesù oggi ci chiede di amare i nostri nemici, di pregare per loro. Una richiesta perlomeno sconcertante, che nasce da un interrogativo provocatorio che pone Gesù: cosa facciamo di straordinario se ci mettiamo ad amare le persone che ci amano? Lo fanno tutti! Il cristiano è chiamato a superare questa logica del dare e del ricevere, questa logica della spontaneità, della sensazione, per approdare alla logica ben più radicale del vangelo. Amare i nemici, no, non è semplice. Ricordo la preghiera di un'anziana signora in una favelas del Brasile, a cui gli squadroni della morte avevano torturato e ucciso due figli perché sindacalisti; diceva: "Signore, fammi vendetta, converti il cuore di coloro che hanno assassinato i miei figli". Anche se contraria alla logica di questo mondo, la logica del Regno di Dio ci porta ad imitare il padre buono nella sua straordinarietà, sapendo che alle volte il gesto profetico diventa un grimaldello per sfondare la durezza del cuore, come il gesto di don Tito Brandsma, domenicano olandese ucciso con un'iniezione di acido in un campo di sterminio che - mentre tendeva il braccio all'infermiera - trovò la forza di dirle: "lei dev'essere molto triste". Sarà proprio questa donna, sconvolta dalla frase di quel frate, a testimoniare alla sua causa di beatificazione dicendo: "Tutti i prigionieri mi insultavano, si disperavano, quell'uomo, invece, mi stava amando, si preoccupava per me, una sconosciuta, una carnefice, mentre lo stavo uccidendo". Logica paradossale, logica del vangelo, provare per credere.
 

Prega
Ti chiediamo oggi, Signore, di essere perfetti nella misericordia,

capaci di amare e di pregare per chi ci odia e chi augura il male.

Perché tu sei perfetto nell'amore, Dio benedetto dei secoli!

Un pensiero per riflettere
Sarei più disposta a dare la vita che la mia fede.
Madre Teresa di Calcutta
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)

Il Vangelo di oggi Mt 5, 20-26
20 Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna.23 Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.25 Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. 26 In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!
 

Medita
 Gesù, nuovo Mosé, sulle colline che attorniano il lago di Tiberiade, consegna la nuova alleanza al suo popolo: con autorevolezza inattesa e scandalosa si permette di riprendere alcuni degli intoccabili precetti che minuziosamente regolavano la vita del pio israelita e di correggerli, cioè di riportarli al loro significato originale. Così nel minuzioso calcolo del rapporto con i fratelli, la violenza che veniva gestita da norme precise, viene capovolta: può essere mortale anche una parola o un giudizio e di questo si deve rendere conto. Ah, Signore, era così comodo poter apparire dinnanzi a te con la coscienza a posto! Chi di noi può dire di non avere mai giudicato il fratello? Chi di non avere pensato male della collega di lavoro? Gesù ribalta la prospettiva, trascina la legge nell'infido terreno della misericordia e ci obbliga a superare la giustizia degli scribi e dei farisei andando al cuore dei problemi, non all'apparenza legale. Il colpo di grazia, però, ci arriva da quella sconcertante conclusione: la nostra preghiera, la nostra devozione è inutile se non è prima riconciliata col fratello. Gesù dice di deporre l'offerta e riconciliarci col fratello che ce l'ha con me: non prevede neppure che io ce l'abbia con qualcuno! Obiettivo difficile, quello che ci chiede il Signore, ma possiamo diventare figli del perdono e della riconciliazione poiché perdonati e riconciliati nel profondo, siamo capaci del gesto inaudito e profetico non per un nostro sforzo - come pensavano devotamente i farisei - ma come contagio di un dono ricevuto. Ecco un bell'impegno: diventare figli della riconcilizione affinché la nostra giustizia sia diversa da quella usata da questo mondo, una giustizia basata sull'amore.

Prega
Aiutaci oggi, Signore, a fare agli altri ciò che vorremmo gli altri facessero a noi.
Rendici discepoli di quel Dio che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, Dio benedetto nei secoli!

Un pensiero per riflettere

Se io venissi a dimostrarvi che Dio esiste, farei un insulto alla vostra fede.
Jean-Baptiste-Henri Lacordaire
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)

Il Vangelo di oggi Mt 7, 7-12
7 Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; 8 perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 9 Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? 10 O se gli chiede un pesce, darà una serpe? 11 Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!12 Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.
 

Medita
Chiedete e vi sarà dato: è diventato addirittura un proverbio questa ammonizione del Signore. Riflettendo sul Padre e sulla preghiera, Gesù ci raccomanda di non cadere nell'errore dei pagani che pensano di essere ascoltati a furia di parole. No: è a un Padre che chiediamo e se nessun padre tra noi uomini - che pure siamo sempre tentati dalla parte oscura che c'è in noi - darebbe una pietra al figlio che gli chiede un pane, figuriamoci Dio dal quale deriva ogni paternità! Ma - direte voi - quante volte, pur rivolgendomi al Padre con fiducia, non sono stato esaudito nella mia preghiera, nel mio chiedere cose che ritenevo importanti nella mia vita! Vero: Gesù dice che il Padre dona cose buone a coloro che gliele chiedono. Non sempre ciò che chiediamo è il nostro bene più prezioso, fatichiamo a capire di cosa veramente abbiamo bisogno per essere felici. Mi è successo un sacco di volte: ho chiesto con insistenza qualcosa che - in coscienza - ritenevo indispensabile per la mia felicità salvo restare a bocca asciutta. A distanza di anni, però, guardandomi indietro, mi sono accorto che Dio mi ha esaudito. Non nel senso che mi ha dato ciò che chiedevo, ma che ha indirizzato il mio cammino incontro al desiderio che soggiaceva a quella domanda. Non ho ottenuto quasi nulla di ciò che ho chiesto, ma tutto ciò che desideravo, magari senza saperlo. E' un rapporto di fiducia e di passione quello che si viene a creare tra Dio e noi, rapporto di chi davvero mette nelle mani la sua vita, sapendo che qualunque cosa accadrà, Dio Padre conosce e interviene. Animo, amici, mettete nel cuore di Dio le vostre richieste, chiedetegli con fede di indirizzare la vostra vita, sapendo che Dio è un Padre buono che interviene nella nostra ricerca di felicità.

Prega

Noi ti chiediamo con fede, Padre buono, che conosci ciò di cui abbiamo bisogno: degnati oggi di condurre i nostri passi incontro alla felicità per noi, che tu solo conosci, Dio benedetto nei secoli!

Un pensiero per riflettere
La legge viene data ai servi, la fede si chiede agli amici.
Origene
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)

Il Vangelo di oggi Lc 11, 29-32
29 Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segno di Giona. 30 Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. 31 La regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. 32 Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno; perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di Giona c'è qui.

 

Medita
 Il segno di Giona, Gesù dona solo il segno di Giona alla sua incredula generazione. Lo incontriamo oggi, Giona, nella prima lettura: chiamato da Dio ad annunciare la distruzione di Ninive, pavido vista l'aria che tira, fugge verso il mare e si imbarca incorrendo in una serie di disavventure degne da film. Ripescato da Dio dopo essere stato buttato a mare dai superstiziosi marinai che a lui attribuiscono la tempesta in cui sono incappati. La predicazione di Giona a Ninive susciterà l'effetto sperato: tutti si convertono e fanno penitenza e Giona, scocciato per tutta la fatica fatta, se la prende con Dio che - al solito - si lascia intenerire e cambia idea rispetto alla distruzione minacciata... Il segno di Giona: cioè la predicazione che Gesù fa deve essere sufficiente al popolo ebraico per riconoscere in lui l'inviato di Dio. Ma così non accade: bisognosi di miracoli e segni, gli uomini pongono continuamente delle condizioni a Dio. Sappiamo sfruttare la parola che abitualmente ascoltiamo, non poniamo sciocche condizioni a Dio e non lasciamoci passare davanti da tutti coloro che - non avendo un'esperienza di fede - con entusiasmo si lasciano convertire dalla Parola. Ma, ahimé, non c'è nessuno più difficile da convertire di un presunto pio credente che crede di credere. Monito bruciante per noi, ascoltatori della parola, per non abituarci mai al messaggio del Signore, a lasciarci scuotere e convertire dai tanti Giona che incontriamo sul nostro cammino, ad accogliere con fede la Parola del Rabbì Gesù.

Prega

Il segno di Giona, Signore, ci richiama alla conversione, perché come la regina del sud venne a conoscere la sapienza di Salomone e si convertì, perché come gli abitanti di Ninive si convertirono alla predicazione del profeta, anche noi ascoltiamo la parola ed ecco,
 ben più di Salomone e di Giona c'è qui.

Un pensiero per riflettere

La fede senza amore, secondo me, è una botte vuota, che ben risuona, ma non ha nulla dentro.
Angelo Silesio
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)

Il Vangelo di oggi Mt 6, 7-15
7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. 8 Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.9 Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome;10 venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. 11 Dacci oggi il nostro pane quotidiano, 12 e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, 13 e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. 14 Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; 15 ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.
 

Medita
La preghiera è il polmone che ci permette di restare in profonda comunione col Signore e con noi stessi, lo sguardo che rivolgiamo verso Dio per cogliere il senso profondo della nostra vita. Il rapporto tra Gesù e la preghiera ci insegna molte cose su questa realtà. Troppe volte siamo abituati a pensare che la preghiera sia una lista di richieste da fare a Dio, sperando in un suo intervento, specialmente nei momenti difficili della nostra vita. Gesù ci ricorda due elementi fondamentali: il primo è che è a un Padre che ci rivolgiamo, non a un despota. Un Padre che sa ciò di cui abbiamo bisogno, che non si fa - scusate il bisticcio - "pregare" per esaudirci, no. Se ciò che chiedo non sempre viene esaudito è perché non è immediatamente e totalmente il mio bene, qui e ora. Fidarsi di Dio non è semplice, abbandonarsi completamente a lui, lasciandogli fare il suo mestiere, mai scontato. Il secondo aspetto della preghiera riguarda la sua concretezza: Gesù chiede di perdonare, visto che si è chiesto perdono. La preghiera non può non cambiare la nostra vita, né lasciarci indifferenti. Se così accade è perché non è salita verso Dio ma è rimasta nel limitato orizzonte delle mie necessità. Prendiamo a cuore, oggi, la recita dell'unica preghiera che Gesù ci ha insegnato, recitiamo col cuore aperto il Padre Nostro come un tesoro prezioso, come un bene scoperto ed inatteso, e consapevoli della nostra fragilità, anche noi come gli apostoli chiediamo: "Maestro, insegnaci a pregare" .

Prega
Sì, Maestro, insegnaci a pregare, a dire con verità "Padre Nostro".

Un pensiero per riflettere
La fede è una certezza che liberamente prende vita e liberamente permane; non viene imposta come legge scientifica. Ricerca l'assoluto, sete d'ideale, cammino, libertà di movimento:
questa è la fede, ed è accessibile a tutti.
Jean Cordier
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)

Il Vangelo di oggi Mt 25, 31-46
31 Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si sederà sul trono della sua gloria. 32 E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, 33 e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. 34 Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35 Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37 Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38 Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? 39 E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? 40 Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. 41 Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. 42 Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; 43 ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. 44 Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? 45 Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. 46 E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».


Medita
Il lungo vangelo del giudizio finale in Matteo, al capitolo 25, pagina di cui probabilmente faremmo tutti volentieri a meno di leggere e - soprattutto - di vivere, ci richiama ad una realtà essenziale della vita cristiana: la concretezza. E' nel fratello che siamo chiamati a riconoscere il volto del Signore anche quando - e accade spesso! - il volto del Signore è difficilmente riconoscibile nel volto sfigurato dalla rabbia e dalla superficialità magari proprio del mio collega d'ufficio. Proprio per questa ragione abbiamo bisogno di quaresima, di essenzialità, per riconoscere in noi i pilastri del discorso cristiano, le profondità del vangelo,. Chiamati oggi a riconoscere il volto del Signore proprio nei piccoli e negli ultimi, cerchiamo di vivere consapevolmente ogni nostra scelta, ogni nostro incontro, ogni nostra parola sapendo che, chissà, magari dietro lo sguardo corrucciato del mio vicino di metro si nasconde proprio il volto di quel Dio che cerco da una vita...

Prega
Il tuo progetto è chiaro, Signore, nulla è nascosto di ciò che hai detto,
nulla è ambiguo in ciò che chiedi: saremo giudicati sull'amore.
Rendi il nostro sguardo sufficientemente limpido, oggi, per riconoscerti.

Un pensiero per riflettere
La fede si accresce nella vita quotidiana per mezzo dell'amore.
Gabriele Adani
(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)

 

17 febbraio 2013 I Domenica di Quaresima

Il Vangelo di oggi Lc 4, 1-13
1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; 11 e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra».12 Gesù gli rispose: «E' stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
 

Medita
Quaresima: giù le maschere. Il Carnevale finito (a proposito: qualcuno mi spiega perché è sempre Carnevale? Ma non doveva finire col martedì grasso? Che senso ha una festa che si dimentica il motivo per cui è nata? Mistero!), deposti i costumi, siamo ormai entrati nel grande deserto: quaranta giorni di autenticità, di preparazione alla Pasqua, quaranta giorni in cui - come Gesù - ogni anno facciamo il punto della situazione, guardiamo al fondo del cuore e della vita per capire in che direzione stiamo veleggiando. Giù le maschere: nel deserto non c'è bisogno di essere diversi da ciò che si è: l'apparenza non serve, sono messo alle strette, senza cedere alle lusinghe del mondo che mi propone modelli di vita impossibili. No, nel deserto dovete scaricarvi di tutto il superfluo, nel deserto doveteimparare a sopportare l'inaudito frastuono del silenzio. Nel deserto leviamo le maschere e ci chiediamo: chi sono? Nella professione di fede della prima lettura Israele ricorda l'essenziale della propria fede: "mio padre era un Arameo errante". Sì, amici, siamo viandanti, pellegrini, la nostra patria è altrove. Lasciate stare i faraonici progetti della vostra vita, abbandonate ciò che sa di stanziale, di sicurezza a tutti i costi, valutate ciò che vi appesantisce: siamo pellegrini. Pazienza, quindi, nel raggiungere la meta (a proposito: dove state andando?). Il deserto rivela la nostra natura profonda di viandanti; e il viaggio ricorda parole quali precarietà, essenzialità, disponibilità alla scoperta e allo stupore, fiducia. Giù le maschere: Gesù nel deserto sceglie in che modo essere Messia, rifiuta le tentazioni per giocare in pieno la sua libertà. Gesù rifiuta la tentazione del pane, che riduce l'uomo a sopravvivere intorno alle "cose": denaro, lavoro, vacanze, vestiti. Cose utili, ottimi servi, pessimi padroni. L'uomo non si riempie il cuore con gli zeri del suo conto in banca, questo vive Gesù. Gesù rifiuta un messianismo di gloria e di plauso, di facili consensi, di gesti mirabolanti. Che stupore! Gesù, uomo riuscito, ha un'autostima tale che può senza difficoltà fare a meno del giudizio degli altri, Gesù rifiuta il potere (ma come? Rifiuta ciò che noi desideriamo?). Infine Gesù rifiuta l'immagine di un Dio che compie miracoli, un Dio eclatante. Gesù toglie la maschera anche a Dio e vede un Padre, non un despota Onnipotente da corrompere.
Giù le maschere: non è bello poter avere quaranta giorni davanti per guardare al nostro cuore? Quaranta giorni per vivere le Beatitudini e riflettere sull'esigenza del Vangelo, sull'essere discepoli oggi. La chiesa, da duemila anni, propone tre strade: la preghiera, il digiuno, l'elemosina.
La preghiera: cinque minuti di silenzio al giorno con il Vangelo della domenica davanti agli occhi, cinque minuti per iniziare la giornata entrando nel grande mare della pace interiore che viene da Dio. Il digiuno: rinunciare a qualcosa (che so? La TV? Una sigaretta? Un dolce?) per ristabilire un'ordine nella nostra volontà (chi guida la mia vita? Le mie passioni?), per dedicare del tempo: rinuncia a un'ora di TV per giocare con tuo figlio, spegni una sigaretta e fatti un giro nel parco, tienti leggero e pensa alla tua salute. Infine l'elemosina: rinuncia a qualcosa per un gesto di solidarietà. E soprattutto: non barricarti dietro un paravento: "chissà dove finiranno questi soldi? E' tutto inutile". Se avessimo il coraggio di informarci! Se - almeno un poco - uscissimo dalle nostre piccole convinzioni per vedere la realtà: l'umanità che cammina nella miseria e nella fatica (spesse volte risultato dell'economia liberista che crea povertà) e in questa umanità fratelli e sorelle cristiane che aspettano un segno di aiuto. Segno reso visibile dalla splendida generosità di molti missionari, ma che può diventare sostegno, aiuto, da parte delle nostre comunità. Non come obolo dato - bontà nostra frugando - nel superfluo, ma come dignitoso gesto di amicizia. Giù le maschere, amici, è iniziata la Quaresima.

Prega

Signore, Dio della mia salvezza, a te rendo grazie cantando con il cuore che, libero, si apre alla vita e la vita stessa ti vuole ridonare. Ti amo, Signore mia forza, che hai assunto la mia debolezza per rendere anche me vittorioso sul Male. Mio scudo e baluardo, mia potente salvezza,
 tu sai quanto cerco la gloria del mondo e temo il disprezzo degli altri. Eppure non voglio, non posso tacere la fede che mi hai acceso nel cuore: è ancora debole fiamma, ma io so per esperienza che chi crede in te non resta deluso. Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, porterò loro la tua Parola:
la fede si accresce donandola. Lucerna ai miei passi, custodia al mio cuore,
 mi renda più vigile contro ogni insidia perché la mia vita sia per tutti un segno splendente di te.

Un pensiero per riflettere
La fede genuina si infonde dalla convinzione che di là del tempo
vi è uno spirito divino e di là della  vita vi è la Vita.
Martin Luther King

Per la lettura spirituale
La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve
(San Giovanni Crisostomo, Vescovo)
(Disc. 43; PL 52, 320 e 322)
Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia.
Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda.
 Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.
Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione.
Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che gli sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri.
È un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per sé.
O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri.
 Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un’unica forza mediatrice presso Dio,
siano per noi un’unica offerta, un’unica preghiera sotto tre aspetti. Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c’è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: “Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi” (Sal. 50,19).
O uomo, offri a Dio la tua anima ed offri l’oblazione del digiuno, perché sia pura l’ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Il digiuno inaridisce, se inaridisce la misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù,
 il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia.
O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia.
Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità ad un altro, tu non lo avrai.   Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele.
 Il Signore mi ascolta quando lo invoco.(Salmo 4,4) (Grazie a Claudio – Da “Buon Giorno nel Signore” di Eugenio Marrone)

(A cura dell’Azione Cattolica della Parrocchia S.Rita da Cascia - Villaricca)

Il Vangelo di oggi Lc 5, 27-32
27 Dopo ciò egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28 Egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.29 Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'altra gente seduta con loro a tavola. 30 I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangiate e bevete con i pubblicani e i peccatori?». 31 Gesù rispose: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32 io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi».


Medita
Matteo non si aspettava salvezza, né la meritava. Troppi compromessi, troppe rinunce alla legalità nella sua vita per poter osare tanto. La vita per lui era diventata, ormai, potere e denaro, timore e rispetto da parte degli altri. E invece la sua durezza, l'alto muro eretto per difendere la propria vita si schianta in un attimo, si sbriciola quando vede nello sguardo del Nazareno amore, rispetto, verità. Matteo era abituato agli insulti di chi pagava, attraverso di lui, l'iniqua tassa imposta da Roma imperiale. Collaborazionista e ladro, non temeva lo sprezzo dei suoi amici. No, non meritava alcuna compassione. E, invece, ne riceve. E l'inatteso, e l'inaudito, come sempre, scatena la gioia, produce il brivido: Matteo si scioglie, lascia tutto, fa festa; come Abramo rischia tutto, ma sa di scommettere sul giusto. Amico che ascolti: quando finalmente ti lascerai raggiungere e amare dal Signore? Quando la smetterai di concepire la fede come una specie di tributo da offrire ad un'ipotetica e sconosciuta divinità? Troppe volte ci avviciniamo a Dio come quando compiliamo la dichiarazione dei redditi: meno si dichiara e meno si paga! No, amici, qui è di luce che si parla, di tenerezza e di serenità, di pace e di conversione. Questo Dio che ti viene a stanare per offrirti amore, questo Dio che soffre come un amante ferito quando non viene ricambiato, è lì che mi aspetta. Per quanto tempo fuggiremo l'unica cosa che davvero ci può rendere felici?

Prega
Tu passi, Signore, e continuamente ci chiami a far festa con te. Non importa il nostro passato,
non importa la nostra povertà. Tu passi, Signore e ci chiami a far festa con te.

Un pensiero per riflettere
La vita vissuta con fede, con fede alimentata dal colloquio interiore e dalla grazia di Dio,
non può essere che una vita lieta, una vita serena.
Paolo VI
(A cura dell’Azione Cattolica e Parrocchia S.Rita da Cascia,  Villaricca)

Il Vangelo di oggi Mt 9, 14-15
14 Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». 15 E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
 

Medita
La pratica del digiuno è - purtroppo - una pratica dimenticata e guardata con un certo sospetto dal nostro mondo incapace di rinunce. Probabilmente la ragione consiste proprio nel non vedere la ragione ultima di una rinuncia come il cibo. Eppure il digiuno, in tutte le religioni, ha un valore profondo, valore di rimando all'essenziale oltre che - come hanno scoperto in tempi recenti le scienze mediche - di purificazione dell'organismo e di alleggerimento della mente. Il vangelo di oggi ci richiama al senso cristiano del digiuno che è quello dell'attesa dello sposo, di una visione nuziale della quaresima, come tensione al ritorno nella gloria del Signore Risorto. La vicinanza con altre culture, come quella islamica e il rigidissimo digiuno del Ramadan, ci richiama al valore della condivisione di questo gesto: anche il sultano del Barhein, per un mese, sperimenta la sofferenza del mendicante. Il digiuno cristiano, nei nostri tempi, ha assunto forme diverse, non necessariamente legate al cibo. Il venerdì, giorno di memoria della passione del Signore, può essere giorno di digiuno dalla televisione per stare a giocare con i figli o per leggere un buon libro, propongo sempre alle coppie di dedicarsi una sera a settimana a fare i fidanzatini, digiunando dall'abitudine e così via. Riguardo al cibo, compatibilmente all'impegno lavorativo (non è cioè il caso di svenire in ufficio!), possono essere proposte varie forme di digiuno: dal salto della cena per partecipare ad una veglia di preghiera, versando il corrispettivo della cena, alla simpatica abitudine di consumare, durante il venerdì, l'equivalente della calorie che consuma - ad esempio - un etiope (è un po' complesso, ma qualche amico preparato su queste cose si trova sempre!). Attenti alla vecchia e buona consuetudine del venerdì di magro: nato in un'epoca in cui solo i ricchi mangiavano carne tutti i giorni e perciò venivano invitati alla condivisione con verità, oggi rischia di essere anacronistico, costando molto di più il pesce della carne! L'importante, amici, è lo stile, il richiamo, la tensione verso lo sposo. Tutto ciò che ci può ricordare questa tensione è bene accetto agli occhi di Dio...
 

Prega
Signore, noi oggi digiuneremo per ricordarci che ci stiamo preparando ad una festa di nozze.
Rendi autentico e solidale il nostro digiuno, senza ipocrisia ed esteriorità.

Un pensiero per riflettere
La fede in Dio è scolpita nella natura dell'uomo.
Johann H. Pestalozzi
(A cura dell’Azione Cattolica & Parrocchia S.Rita da Cascia e Villaricca)

Il Vangelo di oggi Lc 9, 22-25
22 «Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».23 Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.24 Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. 25 Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?
 

Medita
Quaresima è un cammino di essenzialità, di riscoperta della propria vocazione, di luce e di verità, quindi, capiamoci bene, cominciate col togliere quella faccia sofferta di chi ha deciso di togliere i cioccolatini e spieghiamoci. Se una rinuncia faremo, se un gesto concreto di solidarietà compieremo è per arrivare a Pasqua vivificati, non mortificati. Questo lo dico - non me ne vogliamo i devoti - perché conosco troppi cristiani che confondono l'autolesionismo con la penitenza. Gesù chiede di prendere la croce e di seguirlo. E tutti a pensare a quella fatica, a quella disgrazia che devo sopportare, a quella situazione insanabile. Portare la croce è diventato addirittura sinonimo di sopportazione e pazienza. Bello, mistico, utilissimo per predicare i quaresimali. Peccato che Gesù non intendesse questo! Portare la croce, cioè: perdere la faccia. La croce era l'umiliazione più ignominiosa che si potesse anche solo immaginare, sia per i cittadini romani, sia per gli ebrei. Rinnegare se stessi e portare la croce significa: amami fino al punto che non ti importa di perdere la faccia per me, seguimi fino a scoprire che valgo più di ogni altra cosa. Così Gesù ci invita in Quaresima a riscoprire che egli è tutto, l'assoluto, la pienezza, l'amore, ogni desiderio e ogni anelito colmato. Ci sfida a scoprire che in un mondo in cui tutti parlano di auto-realizzazione l'unica cosa che conta è quella di perdere la propria vita per amore, donarla questa vita, come saprà fare il Maestro Gesù.

Prega
Abbiamo iniziato il tempo di Quaresima, Signore, per riscoprire quanto ci sei prezioso
e per donare la vita a te e ai fratelli, come tu ci hai insegnato e hai fatto, Maestro buono.

Un pensiero per riflettere
La fede spera in un fine ultimo che conduce oltre l'uomo, a Dio.
Anton Táubl
(A cura dell’Azione Cattolica & Parrocchia S.Rita da Cascia e Villaricca)

Mercoledì 13 Febbraio 2013

Quaresima è Cammino di Conversione
«Io faccio nuove tutte le cose» Ap 21,5

Ripartire da Cristo.

La Quaresima ci rivolge l’invito a ripartire da Cristo.
È Lui la porta! È Lui la via! Questo significa che la vita cristiana è un cammino di conversione, un ritornare a Dio da cui costantemente ci allontaniamo, un mutamento radicale di orientamento della persona che non pone più se stessa, ma Cristo al centro della propria vita.

DIGIUNIAMO COSI…..

 + CON LA  MENTE +
“Amerai il Signore, Dio tuo, con tutta la tua mente” (Mt 22,37)
Coltiva
il pensiero di Dio e della sua bontà:
Il Signore sia al vertice dei tuoi pensieri e dei tuoi progetti
Evita
pensieri frivoli e malevoli verso i fratelli
+ CON GLI OCCHI +
“Se il tuo occhio è limpido, tutto diventa trasparente” ( Mt 6,22)
Guarda
il mondo, le cose e le persone con occhio limpido e buono
Evita
Sguardi poco caritatevoli e spettacoli non edificanti
+ CON GLI ORECCHI +
“Israele, se tu mi ascoltassi!” (Sl. 81,9)
Ascolta
la Parola del Signore e il fratello che ti chiede qualcosa o ha bisogno di sfogarsi…
Non ascoltare
discorsi vani, osceni o insinuazioni malevoli
+ CON LA BOCCA +
“Effatà, apriti…”(Mc. 7,34)
Apriti
alla lode  di Dio e alla preghiera personale,  in famiglia o nell'assemblea liturgica
Eviti
di  parlare male di chi ti fa soffrire
+ CON LA GOLA +
“Quanto sono dolci le tue Parole, o Signore!”(Sl. 118)
Gusta
la Parola di Dio e prendi il cibo con sobrietà e gratitudine a Dio e a chi lo ha preparato
Mortificati
un poco nel mangiare, nel bere, nel fumo, negli spettacoli …
Fa un po' di "digiuno televisivo"
+ CON LE MANI +
“Non amiamo a parole ma coi fatti e nella verità” (1Gv. 3,18)
Aiuta
chi ti chiede un favore, compi il tuo lavoro con serietà,
soccorri i poveri secondo le tue possibilità
Evita
l'ozio, la perdita di tempo e le chiacchiere inutili
+ CON IL CUORE +
“Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il tuo cuore e il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,37)
Dimostra
il tuo affetto a chi ti sta vicino, cominciando da quelli di casa …
Rispondi come Maria: "Eccomi"!
"Allora la tua luce sorgerà come l'aurora e la tua ferita si rimarginerà presto"
(Isaia 58,8)

Mercoledì delle ceneri

Deponendo le ceneri sulla testa dei fedeli, il sacerdote ripete: "Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai".
Tornare in polvere è la sorte che apparentemente accomuna uomini e animali. L'essere umano però non è solo carne, ma anche spirito; se la carne ha come destino la polvere, lo spirito è fatto per l'immortalità. Il credente inoltre sa che Cristo è risorto, vincendo anche nel suo corpo la morte. Verso questa prospettiva anch'egli cammina nella speranza. Ricevere la cenere sul capo significa, pertanto, riconoscersi creature, fatte di terra e destinate alla terra (cfr Gn 3, 19); significa, al tempo stesso, proclamarsi peccatori, bisognosi del perdono di Dio per poter vivere secondo il Vangelo (cfr Mc 1, 15); significa, infine, ravvivare la speranza del definitivo incontro con Cristo nella gloria e nella pace del Cielo.
(Giovanni Paolo II)

Il Vangelo di oggi:
Mt 6, 1-6.16-18
1 Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. 2 Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 3 Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, 4 perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.5 Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6 Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.16 E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.17 Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, 18 perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

Medita
Amico che leggi: buona Quaresima! Oggi iniziano i 40 giorni di deserto, giorni che ogni anno i cristiani si dedicano, nel segno della verità e della scoperta di se stessi, giorni utili a riscoprire la solidarietà verso i fratelli e correggere il tiro se vediamo di essere fuori percorso per raggiungere il traguardo del Regno. Non so se riuscirete a partecipare all'eucarestia feriale, oggi, o se pure dovrete, nel caos del vostro ufficio, fare memoria di questo solenne e austero inizio della Quaresima. Giorno di digiuno oggi, in cui siamo chiamati a saltare uno o più pasti e a tenerci leggeri, per ricordare alla nostra società preoccupata del sovrappeso che troppi nostri fratelli sono inquieti per il pane quotidiano. Digiuno che ci richiama al fatto che non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Se poi avrete la possibilità di partecipare ad una funzione resterete - spero - piacevolmente stupiti da quel gesto anticonformista e dispettoso delle ceneri e quel monito del celebrante che - mentre segna la nostra fronte con della leggera e grigia cenere - ci dirà: ricordati che sei polvere. Ah! Sano e politicamente scorretto invito alla verità: non siamo che polvere. Ce lo ricordassimo quando ci sbraniamo nei Consigli di amministrazione o nelle riunioni di condominio! Ce lo ripetessimo e ancora e ancora quando nelle nostre comunità troviamo il tempo di erigere barricare tra credenti e più credenti. Ce lo marchiassimo a fuoco nella memoria quando sentiamo l'insoddisfazione e la noia nascere subdoli nel cuore. Siamo polvere che Dio trasfigura e illumina, ma siamo polvere.

Prega
Pietà di noi, Signore, nel tuo grande amore cancella il nostro peccato
e donaci di iniziare col cuore leggero la palestra della quaresima.

Un pensiero per riflettere

Chiunque vive e crede in me, non morirà mai.
Vangelo secondo Giovanni

Per la lettura spirituale
Convertirsi

C'è un aneddoto dei padri del deserto (mi sembra) che ora non trovo più ma che diceva circa così:
"Un uomo chiede ad un Padre: "Cosa devo fare per assicurarmi il Paradiso?" E il Padre risponde: "Semplice: basta che ti converti
un attimo prima di morire!" "Ma potrei morire anche subito!", replica l'uomo. "Appunto, convertiti subito, non aspettare oltre!" fu la risposta definitiva del Padre."
Appunto, convertiti subito! Non possiamo giocare con il tempo: "Mi convertirò domani, intanto devo lavorare, costruire, divertirmi...." "Stolto, questa notte ti verrà richiesta la vita!" Eh sì, qui non si tratta di far paura o di intimorire, ma di guardare in faccia la realtà. Chi di noi ha la certezza di essere ancora in vita tra un attimo? E se il Signore ci chiamasse in questo istante, come ci presenteremmo al suo cospetto? E' intimidazione questa? No, è prevenzione pura! Ma al bambino non si inibisce di mettere la mano sul fuoco, oppure glielo permettiamo così vede da solo che scotta? Lo stesso fa Dio con noi: continuamente si premura di darci indicazioni perché noi possiamo risparmiarci le scottature, ma ci lascia liberi di poter "assaggiare" il fuoco. La vita cristiana non è una vita di limitazioni, ma una vita di indicazioni premurose. "ATTENTO DIETRO LA CURVA C'E' IL BURRONE!" non è toglierci la libertà ed impedirci di fare la curva come vogliamo noi, ma è amore puro, per impedire che noi possiamo andare incontro alla morte. TROPPO BUONO E PAZIENTE E' IL SIGNORE! (Eugenio Marrone – da Buon Giorno nel Signore di Eugenio Marrone)

(A cura dell’Azione Cattolica & Parrocchia S.Rita da Cascia e Villaricca)

Lo spirito dell’infanzia è quell’atteggiamento che fa vedere in ogni incontro il Padre celeste.
Romano Guardini

Inebriato dai successi giovanili mi sentivo infallibile e quindi ero crudele. Ma sulla paglia marcia del lager avvertii in me il primo fievole battito del bene.
Aleksandr Solženicyn

Non appoggiarti all’uomo: deve morire: Non appoggiarti all’albero: deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare. Appoggiati a Dio, a Dio soltanto. Lui rimane sempre!
San Francesco d'Assisi

Senza la preghiera il cielo è chiuso sopra di noi, invece con la preghiera è chiuso l'inferno sotto i nostri piedi.
Elisabetta della Trinità

Il mondo sarà meraviglioso, finché ci saranno persone capaci di meravigliarsi.
René Voillaume

Non importa quanto doniamo, ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo.
Madre Teresa di Calcutta

Su questa terra ci sarebbe un posto dignitoso per tutti gli uomini se le nostre mani fossero meno egoiste e rapaci, se i nostri piedi non pestassero più terra di quella che è necessaria.
Primo Mazzolari

Lo Spirito Santo non verrà mai meno nella Chiesa. La sua testimonianza farà sempre di essa il sacramento di Gesù Cristo. La Chiesa ci donerà sempre la presenza del Signore, e attraverso i meriti dei suoi figli non cesserà di riflettere la Sua gloria.
Henri De Lubac

 

La carità è il solo tesoro che si aumenta col dividerlo.
Cesare Cantù

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